domenica 5 gennaio 2014

L'autore di un'opera deve fornirne le chiavi di lettura?

"L'opera dovrebbe reggersi da sola - privo di spiegazione, una volta lasciato lo studio, il lavoro comincia nel bene o nel male una vita propria: l'intenzione del creatore non è più rilevante". Così scrive, verso la fine degli anni Sessanta, Louise Bougeois, scultrice, installatrice e scrittrice francese.
La semiotica insegna che il soggetto interpreta un testo dato in base ai codici a sua disposizione, non sempre – quasi mai – uguali a quelli impiegati dall'autore: il concetto di “lettore modello” è utopico.
Interpretare un testo secondo i propri codici non significa, a mio avviso, vedere in esso qualcosa che possiede in nuce, bensì leggerlo/filtrarlo attraverso personali schematismi preconcetti; da qui, il bagaglio negativo che portano con sé etichette, stereotipi, luoghi comuni...
Questo modo di vivere/interpretare il testo, sia esso opera letteraria, visiva, musicale, un avvenimento o un individuo altro dal lettore, non porta a una riscoperta del significato dell'opera, a un suo arricchimento, perché tutto ciò che un terzo può aggiungere all'opera altrui non può che essere GIÀ VISTO in quanto figlio di luoghi comuni e idee preesistenti. Altresì, l'opera non deve arricchire se stessa ma il fruitore – osservatore/lettore – e per fare ciò deve ABBATTERE le resistenze stereotipe di questo, il suo presapere, fornendogli una nuova visione del mondo, permettendogli di vedere e pensare con occhi e mente altrui. Perché ciò avvenga, il lettore deve porsi vergine e nudo di fronte all'opera e, come un bambino, deve accogliere i consigli di lettura, i suggerimenti, deve seguire il percorso indicato dall'autore, entrare in lui, compenetrarlo, fruendo così al massimo grado dell'opera, in assenza di giudizi e idee prefabbricati.
L'autore ha dunque l'OBBLIGO MORALE di DIRE l'opera, spiegare sensi e significati, sostenerne la retta/corretta interpretazione, giacché solo in questo modo il fruitore uscirà arricchito dall'esperienza con l'ALTRO (la mente dell'autore sotto forma di testo). Fruire l'opera nel modo corretto è il primo passo verso l'arricchimento personale.
Laddove il tessto è un'opera artistica, l'interpretazione del lettore conduce al concetto di TERAPIA, utile per la crescita personale dell'autore; è invece la chiave interpretativa fornita dall'autore che porta al concetto di ARTE, utile per la crescita personale del lettore.
La nostra realtà storica ci ha insegnato a porre in questione i fatti dell'esistere privi di spiegazione primaria: filosofia e scienza studiano/analizzano/indagano i fenomeni e ne traggono conclusioni. Filosofi e scienziati sono dunque, di fronte ai fatti del mondo, lettori davanti a un testo. In realtà, ognuno di noi è, davanti agli eventi, lettore: non servono titoli accademici o capacità oratorie per sviluppare idee più o meno personali di fronte a eventi e misteri della vita. In questo caso, l'autore è però assente, non vi è dunque altra strada per giungere alla scoperta della verità se non quella di teorizzare idee partendo dalla propria formazione, dal proprio pensiero, dalla proprio modo di vedere/costruire la realtà. Se chi ha creato noi e il mondo – postulando di essere stati creati da qualcuno – comparisse e ci fornisse spiegazioni e dati certi riguardo ai perché dell'esistenza, noi – lettori – potremmo mettere in discussione la verità fornitaci dall'autore? Potremmo rifiutare di ascoltarla, barricandoci dietro le nostre idee precostruite? Non usciremmo impoveriti dal non voler ascoltare la verità dell'autore, probabilmente tanto lontana dalle infinite congetture fino a oggi ipotizzate?

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