"L'opera dovrebbe reggersi da sola - privo di spiegazione, una volta lasciato lo studio, il lavoro comincia nel bene o nel male una vita propria: l'intenzione del creatore non è più rilevante". Così scrive, verso la fine degli anni Sessanta, Louise Bougeois, scultrice, installatrice e scrittrice francese.
La semiotica insegna che il soggetto interpreta un testo dato in base ai codici a sua disposizione, non sempre – quasi mai – uguali a quelli impiegati dall'autore: il concetto di “lettore modello” è utopico.
La semiotica insegna che il soggetto interpreta un testo dato in base ai codici a sua disposizione, non sempre – quasi mai – uguali a quelli impiegati dall'autore: il concetto di “lettore modello” è utopico.
Interpretare un testo secondo i propri
codici non significa, a mio avviso, vedere in esso qualcosa che
possiede in nuce, bensì leggerlo/filtrarlo attraverso personali
schematismi preconcetti; da qui, il bagaglio negativo che portano con
sé etichette, stereotipi, luoghi comuni...
Questo modo di vivere/interpretare il
testo, sia esso opera letteraria, visiva, musicale, un avvenimento o
un individuo altro dal lettore, non porta a una riscoperta del
significato dell'opera, a un suo arricchimento, perché tutto ciò
che un terzo può aggiungere all'opera altrui non può che essere GIÀ
VISTO in quanto figlio di luoghi comuni e idee preesistenti. Altresì,
l'opera non deve arricchire se stessa ma il fruitore –
osservatore/lettore – e per fare ciò deve ABBATTERE le resistenze
stereotipe di questo, il suo presapere, fornendogli una nuova visione
del mondo, permettendogli di vedere e pensare con occhi e mente
altrui. Perché ciò avvenga, il lettore deve porsi vergine e nudo di
fronte all'opera e, come un bambino, deve accogliere i consigli di
lettura, i suggerimenti, deve seguire il percorso indicato
dall'autore, entrare in lui, compenetrarlo, fruendo così al massimo
grado dell'opera, in assenza di giudizi e idee prefabbricati.
L'autore ha dunque l'OBBLIGO MORALE di
DIRE l'opera, spiegare sensi e significati, sostenerne la
retta/corretta interpretazione, giacché solo in questo modo il
fruitore uscirà arricchito dall'esperienza con l'ALTRO (la mente
dell'autore sotto forma di testo). Fruire l'opera nel modo corretto è
il primo passo verso l'arricchimento personale.
Laddove il tessto è un'opera
artistica, l'interpretazione del lettore conduce al concetto di
TERAPIA, utile per la crescita personale dell'autore; è invece la
chiave interpretativa fornita dall'autore che porta al concetto di
ARTE, utile per la crescita personale del lettore.
La nostra realtà storica ci ha
insegnato a porre in questione i fatti dell'esistere privi di
spiegazione primaria: filosofia e scienza
studiano/analizzano/indagano i fenomeni e ne traggono conclusioni.
Filosofi e scienziati sono dunque, di fronte ai fatti del mondo,
lettori davanti a un testo. In realtà, ognuno di noi è, davanti
agli eventi, lettore: non servono titoli accademici o capacità
oratorie per sviluppare idee più o meno personali di fronte a eventi
e misteri della vita. In questo caso, l'autore è però assente, non
vi è dunque altra strada per giungere alla scoperta della verità se
non quella di teorizzare idee partendo dalla propria formazione, dal
proprio pensiero, dalla proprio modo di vedere/costruire la realtà.
Se chi ha creato noi e il mondo – postulando di essere stati creati
da qualcuno – comparisse e ci fornisse spiegazioni e dati certi
riguardo ai perché dell'esistenza, noi – lettori – potremmo
mettere in discussione la verità fornitaci dall'autore? Potremmo
rifiutare di ascoltarla, barricandoci dietro le nostre idee
precostruite? Non usciremmo impoveriti dal non voler ascoltare la
verità dell'autore, probabilmente tanto lontana dalle infinite
congetture fino a oggi ipotizzate?
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