martedì 19 novembre 2013

Sebastián Contreras ci parla brevemente della sua ricerca artistica

Riguardo alla mia ricerca artistica posso dirti che non ho ben chiaro perché creo e/o ricreo oggetti nuovi. Cioè non mi pongo nemmeno la domanda. So solo che mi diverto a farli e ho la necessità di trovarli davanti ai miei occhi tali e quali me li ero rappresentati in testa. Alcune volte li realizzo con la finalità di compiere un esercizio puramente estetico. Altre volte l'azione è terapeutica e altre ancora voglio toccare temi di attualità contemporanea, ma in ogni caso senza mai tralasciare l'aspetto formale/estetico nella resa finale.
L'aderenza con la realtà si palesa nella serie dei Senza titoli attraverso la rielaborazione di oggetti già esistenti, in congruenza con la tradizione di stregoneria duchampiana, la quale permette di mostrare la crudezza, in senso figurato e letterale, della realtà che ci circonda. Voglio sottolineare questa parola chiave: crudo. La natura è cruda, le cose create dall'uomo e le sue azioni sono crude. La verità è nuda e cruda, un frutto è crudo, acerbo, anche la morte e l'inverno possono essere crudi se non filtrati dell'atto artistico.
Ecco, questo penso sia il punto dove voglio arrivare tramite la mia “ricerca artistica”; il mio scopo è trasfigurare la cruda realtà. Cuocerla per trovare il punto equilibrato di cottura a mio parere giusto da dare in pasto a chi voglia consumarla. Qua mi allaccio alla tua domanda riguardo al mercato dell'arte e cosa ne penso di ciò. Evviva il mercato! Magari ci fossero tanti ristoranti dove io possa offrire i miei piatti a buongustai felici di degustare delle buone pietanze preparate da un bravo chef come me (così almeno la pensa mia madre).



Sebastián Contreras
novembre 2013

Per visionare altri suoi lavori: www.sebastiancontreras.com

venerdì 8 novembre 2013

Sam Durrant a Carrara

Fino al 25 novembre, Sam Durrant in mostra presso il Centro Arti Plastiche a Carrara.
La sua ricerca si concentra su tematiche sociali, politiche e culturali. Recentemente si è interessato alle vicende del movimento anarchico attivo in Italia a cavallo fra il XIX e il XX secolo, ed è su questo che verte l'esposizione di Carrara, intitolata "Propaganda of the Deed".
In mostra, busti in marmo bianco non finiti, raffiguranti, fra gli altri, Gino Lucetti, Renzo Novatore, Marie Louise Berneri, e riproduzioni di oggetti - una cassa di dinamite, tre scatole di cartone utilizzate per contenere polvere da sparo e un sacco di carbonato di calcio - sui quali compaiono citazioni che ci ricordano l’utopia del pensiero anarchico.

Sebastián Contreras: le opere

A breve una breve intervista a Sebastián Contreras, artista di origine argentina che vive e lavora a Bologna, la quale ci permetterà di comprendere meglio il suo lavoro e la sua ricerca artistica.

Di seguito, alcuni suoi lavori:



"Senza titolo 30/Burqa"; sacchi della spazzatura e maglia di cotone. 2010.



"Senza titolo 40"; scarpe di sicurezza, guanti da lavoro, chiodi.  2011.



"Senza titolo 43"; carta. 2012.



"Senza titolo 49"; plexiglass, gomma, smalto e sangue umano. 2012. 
L'opera, una riproduzione di un cellulare in plexiglass e gomma contenente sangue dell'artista è un'analisi condotta tra memoria genetica e memoria virtuale, tra DNA e bytes, tra circuiti e liquido plasmatico. L'apparente contrasto fra le due connettività di natura diversa ma sempre più collegate, quella biologica e quella virtuale, genera una riflessione critica sulle modalità e sui mezzi della trasmissione dei dati nella comunicazione contemporanea. Un interrogativo estremo su virtualità umanizzata e comunicazione virtualizzata.



"Senza titolo 51"; 136 ricevute bancarie rilasciate ognuna da una cassa bancomat a seguito di un versamento in contanti. Ogni scontrino riporta, nella descrizione dell'operazione effettuata, un verso del diciassettesimo canto dell'Inferno dantesco.
Il canto diciassettesimo dell'Inferno si svolge nel terzo girone del settimo cerchio dove ha dimora Gerione, simbolo della frode, e dove sono puniti i violenti contro Dio, gli usurai, cioè tutti coloro che non traggono il loro guadagno né dal sudore né dall'ingegno, ma dal denaro stesso (in pratica tutti i banchieri, secondo la definizione medievale di usura).

sabato 2 novembre 2013

Le scarpe rosse di Elina Chauvet

Se si parla di artisti che dedicano o hanno dedicato almeno una parte della loro produzione artistica alla causa sociale, alla denuncia di un qualche aspetto malato del vivere odierno, è impossibile non ricordare il progetto Zapatos Rojos di Elina Chauvet.

Artista messinaca nata a Casas Grandes, Chihuahua, Messico, nel 1959, Elina avvia questo grandioso progetto il 20 agosto 2009, chiedendo alle donne di Ciudad Juarez di portare un paio di scarpe, scarpe rosse come il sangue versato, in ricordo di un'amica scomparsa, abusata, uccisa.
Ciudad Juarez: città di frontiera del nord del Messico, dove dal 1993 sono state rapite, stuprate e uccise centinaia di donne, dove è nato il termine "femminicidio".

Da allora, il progetto ha fatto il giro del mondo, per ricordare la violenza sulle donne che ogni giorno viene perpetrata ovunque, sotto i nostri occhi, spesso nell'indifferenza generale di chi vede e non parla.