sabato 26 aprile 2014

Regina José Galindo

È il corpo il principale strumento di espressione artistica di Regina José Galindo, artista guatemalteca nata nel 1974 a Guatemala City; è attraverso il proprio corpo che racconta la violenza, la sofferenza, il dolore, gli abusi di potere che affliggono la società contemporanea, in primis il suo Paese, che è stato afflitto per 36 anni da una sanguinosa guerra sfociata in genocidio. A questo tema, alle vittime della guerra, è dedicata l'opera che apre la mostra presentata al PAC di Milano: un video della durata di circa un'ora che documenta una performance (“La Verdad”, 2013) nel corso della quale l'artista legge alcune forti testimonianze di sopravvissuti al conflitto armato mentre un dentista le pratica alcune punture anestetizzanti alla bocca per farla tacere.



La politica, le donne, la violenza, l'organico e la morte: questi i temi, cari all'artista, entro i quali si sviluppa il percorso della mostra presentata al PAC. Video e fotografie documentarie delle performance sono affiancate da alcuni oggetti utilizzati nel corso delle stesse: i ceppi e le catene di “Peso” (2006), performance che vedeva l'artista svolgere per quattro giorni le sue normali attività legata con tali arnesi che ne limitavano la libertà, a sottolineare il potere di abuso e sottomissione del potere sull'individuo; le otturazioni in oro della performance “Saqueo/Looting” (2007), durante la quale l'artista si era fatta perforare otto molari da un dentista del Guatemala, facendoseli incastonare con oro nazionale e, successivamente, si era fatta estrarre le otturazioni da un dentista di Berlino.

Da una parte la conquista, la guerra, la politica della terra bruciata, lo sfruttamento del suolo, l'umiliazione. Dall'altra chi conquista, chi impartisce gli ordini, l'uomo del vecchio mondo, quello che alza la mano e si tiene l'oro”.


È possibile vedere la cassa di ferro di “Negociación en turno” (2013), performance nel corso della quale l'artista rimaneva chiusa nella cassa, mentre una lunga fila di persone la sorreggeva a turno:

A turno sorreggono l'idea della morte. Aspettano in silenzio e quando tocca a loro la sorreggono in maniera responsabile, sapendo che se piegano le ginocchia per gli altri sarà più difficile sorreggerla. Se lo si sorregge in più persone, il carico risulta più leggero. Anche l'idea della morte, vissuta tra più persone, risulta più leggera”.


Ritorna, come già in altre importanti artiste del corpo – penso a Rythm 0 di Marina Abramovic o a Cut Pieces di Yoko Ono -, il tema dell'individuo in balia dell'altro, del corpo lasciato alla mercé del pubblico che, nel bene e nel male, potrà agire su di esso.
Così in “Móvil” (2010) l'artista, chiusa in un carrello per il trasporto dei cadaveri, viene spostata, girata e lanciata da ogni parte dal pubblico, mentre in “Alud” (2011) il suo corpo ricoperto di fango viene ripulito con cura dalle persone presenti alla performance.


Intense, forti, in taluni casi strazianti, le opere di Regina José Galindo mettono in scena senza filtri tutta la violenza e la sofferenza che inquina le società contemporanee, spingendo il proprio corpo oltre i propri limiti, costringendo lo spettatore a vede, a comprendere, a non dimenticare.


"Limbo", 2010



Per vedere altre opere e leggere la biografia dell'artista: www.reginajosegalindo.com

mercoledì 8 gennaio 2014

Van Cuv e l'arte come denuncia sociale

“Sono nato a Savona il 10 luglio 1975 e quello che ho da dirvi ce l'ho scritto in faccia”
Van Cuv

Ivan Cuvato, in arte Van Cuv junior, nasce a Savona il 10 luglio 1975. Figlio d'arte, ha la fortuna di crescere immerso nello stimolante ambiente artistico di Albisola, terra ligure della ceramica, paese che ha visto, fra gli altri, personaggi noti come Picasso e Pietro Manzoni, Lucio Fontana e Aligi Sassu, e figure forse meno note al grande pubblico ma non meno importanti, come Antonio Sabatelli, uno dei pochi artisti di cui Ivan vi parlerà con vero trasporto.
Personaggio eclettico e stravagante, intimamente legato alla cultura hyppie degli anni '70, Ivan vive oggi a Milano. Lo si vede andare in giro con i suoi cani - le veterane Baby e Hero's e un maschio aggiuntosi da poco al gruppo -, tatuaggi sul braccio, pantaloni tibetani e parola facile: in una Milano atomizzata e silente, è bello incontrare una persona che ancora preferisce il contatto diretto con chi gli sta intorno nel qui e ora, piuttosto che celarsi in un rifugio prefabbricato fatto di telefonia e internet. Non vi sarà difficile parlare con lui, ascoltarlo mentre vi racconta della sua vita, della sua arte; si scalderà con facilità se contraddirete le fondamenta dei suoi ideali, ma troverete, dietro un temperamento a sbalzi, un anima sensibile e piacevolmente infantile.
Artista puro, dedito al suo lavoro, mantiene una forte integrità morale; contrario alla “prostituzione” artistica, preferisce svolgere i lavori più umili per mantenersi e coltivare il suo sogno piuttosto che svendere se stesso e la sua mente al mercato dei consumi.

Pittore, scrittore, installatore, volgeremo qui la nostra attenzione a una serie di opere – installazioni e applicazioni miste a pittura e testi scritti – dedicate a tematiche sociali, che ho avuto il piacere di vedere nel corso di una personale che ha organizzato il 5 ottobre 2013 presso il nuovo spazio da lui stesso gestito – spazio che sarà dedicato, nei suoi intenti, alla presentazione di esposizioni collettive e personali di artisti contemporanei, sia noti che underground.

Per la realizzazione dei suoi lavori, usa oggetti trovati, talora gettati via e salvati dalla strada, talaltra capitati sul suo cammino nei modi più disparati nel momento in cui ne aveva bisogno per un'opera. Riprende oggetti rimasti inutilizzati e dona loro nuova vita, nuovo significato, riscattandoli dal loro ruolo di puro oggetto di consumo privo d'identità, destinato all'oblio: anche questo tratto delle sue opere potremmo definirlo “sociale”.

Lascio la parola alle immagini che meglio rappresentano questa serie di lavori e alle poche parole che ha voluto aggiungere egli stesso ai suoi lavori.


“Di nuovo... un altro centro commerciale”, mattoni insanguinati realizzato in ceramica.


"Perduti antichi eroi"


"La vita non è un'infamità ma una realtà divina"



"Torri gemelle"



 "Spacciatori dell'ultima droga rimasta legale"

Il "Muro del pianto" è un'opera composta da 24 tele quadrate, tutte di dimensione 40x40 cm. che trattano avvenimenti di una volta e avvenimenti di oggi. "Se dovessi commentarlo tutto, sarebbe troppo lungo". Alcuni dei lavori presentati sopra fanno parte di questa grande opera.



“Il mercato artistico è l'uccisione dell'arte, mentre il discorso artistico, se è fatto con il cuore e con la testa, è l'arte”
Van Cuv

Nel mese di gennaio presso il suo spazio sarà possibile assistere a una nuova personale con opere inedite.

Per vedere immagini di altri suoi lavori o per sapere qualcosa in più su di lui: www.vancuvart.com
vancuv1@gmail.com

domenica 5 gennaio 2014

L'autore di un'opera deve fornirne le chiavi di lettura?

"L'opera dovrebbe reggersi da sola - privo di spiegazione, una volta lasciato lo studio, il lavoro comincia nel bene o nel male una vita propria: l'intenzione del creatore non è più rilevante". Così scrive, verso la fine degli anni Sessanta, Louise Bougeois, scultrice, installatrice e scrittrice francese.
La semiotica insegna che il soggetto interpreta un testo dato in base ai codici a sua disposizione, non sempre – quasi mai – uguali a quelli impiegati dall'autore: il concetto di “lettore modello” è utopico.
Interpretare un testo secondo i propri codici non significa, a mio avviso, vedere in esso qualcosa che possiede in nuce, bensì leggerlo/filtrarlo attraverso personali schematismi preconcetti; da qui, il bagaglio negativo che portano con sé etichette, stereotipi, luoghi comuni...
Questo modo di vivere/interpretare il testo, sia esso opera letteraria, visiva, musicale, un avvenimento o un individuo altro dal lettore, non porta a una riscoperta del significato dell'opera, a un suo arricchimento, perché tutto ciò che un terzo può aggiungere all'opera altrui non può che essere GIÀ VISTO in quanto figlio di luoghi comuni e idee preesistenti. Altresì, l'opera non deve arricchire se stessa ma il fruitore – osservatore/lettore – e per fare ciò deve ABBATTERE le resistenze stereotipe di questo, il suo presapere, fornendogli una nuova visione del mondo, permettendogli di vedere e pensare con occhi e mente altrui. Perché ciò avvenga, il lettore deve porsi vergine e nudo di fronte all'opera e, come un bambino, deve accogliere i consigli di lettura, i suggerimenti, deve seguire il percorso indicato dall'autore, entrare in lui, compenetrarlo, fruendo così al massimo grado dell'opera, in assenza di giudizi e idee prefabbricati.
L'autore ha dunque l'OBBLIGO MORALE di DIRE l'opera, spiegare sensi e significati, sostenerne la retta/corretta interpretazione, giacché solo in questo modo il fruitore uscirà arricchito dall'esperienza con l'ALTRO (la mente dell'autore sotto forma di testo). Fruire l'opera nel modo corretto è il primo passo verso l'arricchimento personale.
Laddove il tessto è un'opera artistica, l'interpretazione del lettore conduce al concetto di TERAPIA, utile per la crescita personale dell'autore; è invece la chiave interpretativa fornita dall'autore che porta al concetto di ARTE, utile per la crescita personale del lettore.
La nostra realtà storica ci ha insegnato a porre in questione i fatti dell'esistere privi di spiegazione primaria: filosofia e scienza studiano/analizzano/indagano i fenomeni e ne traggono conclusioni. Filosofi e scienziati sono dunque, di fronte ai fatti del mondo, lettori davanti a un testo. In realtà, ognuno di noi è, davanti agli eventi, lettore: non servono titoli accademici o capacità oratorie per sviluppare idee più o meno personali di fronte a eventi e misteri della vita. In questo caso, l'autore è però assente, non vi è dunque altra strada per giungere alla scoperta della verità se non quella di teorizzare idee partendo dalla propria formazione, dal proprio pensiero, dalla proprio modo di vedere/costruire la realtà. Se chi ha creato noi e il mondo – postulando di essere stati creati da qualcuno – comparisse e ci fornisse spiegazioni e dati certi riguardo ai perché dell'esistenza, noi – lettori – potremmo mettere in discussione la verità fornitaci dall'autore? Potremmo rifiutare di ascoltarla, barricandoci dietro le nostre idee precostruite? Non usciremmo impoveriti dal non voler ascoltare la verità dell'autore, probabilmente tanto lontana dalle infinite congetture fino a oggi ipotizzate?

martedì 19 novembre 2013

Sebastián Contreras ci parla brevemente della sua ricerca artistica

Riguardo alla mia ricerca artistica posso dirti che non ho ben chiaro perché creo e/o ricreo oggetti nuovi. Cioè non mi pongo nemmeno la domanda. So solo che mi diverto a farli e ho la necessità di trovarli davanti ai miei occhi tali e quali me li ero rappresentati in testa. Alcune volte li realizzo con la finalità di compiere un esercizio puramente estetico. Altre volte l'azione è terapeutica e altre ancora voglio toccare temi di attualità contemporanea, ma in ogni caso senza mai tralasciare l'aspetto formale/estetico nella resa finale.
L'aderenza con la realtà si palesa nella serie dei Senza titoli attraverso la rielaborazione di oggetti già esistenti, in congruenza con la tradizione di stregoneria duchampiana, la quale permette di mostrare la crudezza, in senso figurato e letterale, della realtà che ci circonda. Voglio sottolineare questa parola chiave: crudo. La natura è cruda, le cose create dall'uomo e le sue azioni sono crude. La verità è nuda e cruda, un frutto è crudo, acerbo, anche la morte e l'inverno possono essere crudi se non filtrati dell'atto artistico.
Ecco, questo penso sia il punto dove voglio arrivare tramite la mia “ricerca artistica”; il mio scopo è trasfigurare la cruda realtà. Cuocerla per trovare il punto equilibrato di cottura a mio parere giusto da dare in pasto a chi voglia consumarla. Qua mi allaccio alla tua domanda riguardo al mercato dell'arte e cosa ne penso di ciò. Evviva il mercato! Magari ci fossero tanti ristoranti dove io possa offrire i miei piatti a buongustai felici di degustare delle buone pietanze preparate da un bravo chef come me (così almeno la pensa mia madre).



Sebastián Contreras
novembre 2013

Per visionare altri suoi lavori: www.sebastiancontreras.com

venerdì 8 novembre 2013

Sam Durrant a Carrara

Fino al 25 novembre, Sam Durrant in mostra presso il Centro Arti Plastiche a Carrara.
La sua ricerca si concentra su tematiche sociali, politiche e culturali. Recentemente si è interessato alle vicende del movimento anarchico attivo in Italia a cavallo fra il XIX e il XX secolo, ed è su questo che verte l'esposizione di Carrara, intitolata "Propaganda of the Deed".
In mostra, busti in marmo bianco non finiti, raffiguranti, fra gli altri, Gino Lucetti, Renzo Novatore, Marie Louise Berneri, e riproduzioni di oggetti - una cassa di dinamite, tre scatole di cartone utilizzate per contenere polvere da sparo e un sacco di carbonato di calcio - sui quali compaiono citazioni che ci ricordano l’utopia del pensiero anarchico.

Sebastián Contreras: le opere

A breve una breve intervista a Sebastián Contreras, artista di origine argentina che vive e lavora a Bologna, la quale ci permetterà di comprendere meglio il suo lavoro e la sua ricerca artistica.

Di seguito, alcuni suoi lavori:



"Senza titolo 30/Burqa"; sacchi della spazzatura e maglia di cotone. 2010.



"Senza titolo 40"; scarpe di sicurezza, guanti da lavoro, chiodi.  2011.



"Senza titolo 43"; carta. 2012.



"Senza titolo 49"; plexiglass, gomma, smalto e sangue umano. 2012. 
L'opera, una riproduzione di un cellulare in plexiglass e gomma contenente sangue dell'artista è un'analisi condotta tra memoria genetica e memoria virtuale, tra DNA e bytes, tra circuiti e liquido plasmatico. L'apparente contrasto fra le due connettività di natura diversa ma sempre più collegate, quella biologica e quella virtuale, genera una riflessione critica sulle modalità e sui mezzi della trasmissione dei dati nella comunicazione contemporanea. Un interrogativo estremo su virtualità umanizzata e comunicazione virtualizzata.



"Senza titolo 51"; 136 ricevute bancarie rilasciate ognuna da una cassa bancomat a seguito di un versamento in contanti. Ogni scontrino riporta, nella descrizione dell'operazione effettuata, un verso del diciassettesimo canto dell'Inferno dantesco.
Il canto diciassettesimo dell'Inferno si svolge nel terzo girone del settimo cerchio dove ha dimora Gerione, simbolo della frode, e dove sono puniti i violenti contro Dio, gli usurai, cioè tutti coloro che non traggono il loro guadagno né dal sudore né dall'ingegno, ma dal denaro stesso (in pratica tutti i banchieri, secondo la definizione medievale di usura).

sabato 2 novembre 2013

Le scarpe rosse di Elina Chauvet

Se si parla di artisti che dedicano o hanno dedicato almeno una parte della loro produzione artistica alla causa sociale, alla denuncia di un qualche aspetto malato del vivere odierno, è impossibile non ricordare il progetto Zapatos Rojos di Elina Chauvet.

Artista messinaca nata a Casas Grandes, Chihuahua, Messico, nel 1959, Elina avvia questo grandioso progetto il 20 agosto 2009, chiedendo alle donne di Ciudad Juarez di portare un paio di scarpe, scarpe rosse come il sangue versato, in ricordo di un'amica scomparsa, abusata, uccisa.
Ciudad Juarez: città di frontiera del nord del Messico, dove dal 1993 sono state rapite, stuprate e uccise centinaia di donne, dove è nato il termine "femminicidio".

Da allora, il progetto ha fatto il giro del mondo, per ricordare la violenza sulle donne che ogni giorno viene perpetrata ovunque, sotto i nostri occhi, spesso nell'indifferenza generale di chi vede e non parla.


mercoledì 23 ottobre 2013

Alfonso Siracusa, classe '63, si rifà nelle sue opere a quelle che oggi vengono definite “teorie complottiste”, le quali identificano alla base delle manipolazioni della coscienza della massa e dello stravolgimento della realtà operato dai potenti principalmente attraverso i media, la volontà di creare un Nuovo Ordine Mondiale.
Che si creda o meno in queste teorie, le opere di Siracusa racchiudono un grande potere evocativo, abbracciando e indagando in modo non comune i problemi della società contemporanea e il male di vivere dell'uomo moderno.




Dove è nata l'idea di avvicinarti a tematiche complottistiche, quali sono i tuoi intenti, le tue finalità come artista?

Sono attratto dalle icone che mantengono o acquisiscono, dietro strategie non casuali, una grande forza attrattiva verso le masse popolari e non solo, e che assecondano la vorace fame di spiritualità di molti e il grottesco e blasfemo mercato del sacro di alcuni.
La finzione della realtà che governa il mondo si riflette nelle mie opere, un'ambiguità che, ribaltata di segno, riemerge in un'idea di “con-fusione”, sobbarcandomi forse coraggiosamente e paradossalmente come valore e come riferimento e da farne il nocciolo centrale e l'assillo pregnante della mia ricerca artistica.
Questo è il mondo che annuncio o denuncio nelle mie opere, i complotti internazionali che pilotano l'elezione di Obama, il sabotaggio delle torri gemelle per far credere al mondo intero che è stato Bin Laden e avere motivo per invadere l'Afghanistan, la storia di Steve Jackson Games e l'organizzato impedimento di svelare i piani degli Illuminati attraverso il suo gioco dei ruoli, la supremazia dell'impero britannico non più basata sulla guerra, ma sullo spionaggio attraverso simboli gnostico-luciferini e altro ancora che fa sempre riferimento ai poteri occulti e alla finzione storica.
Molti sono incuriositi e perplessi dal mio accanimento nei riguardi della pittura tradizionale, olio su tela, acrilico e ritratti, all'interno delle mie installazioni. Non dipingo in modo anacronistico, anzi nei miei dipinti e nelle mie installazioni inserisco degli oggetti e dei giocattoli comprati nei mercatini e supermercati, assegnando loro una funzione precipua all'interno delle opere, in tutto ciò non credo di essere ridondante, anzi assemblo diversi linguaggi presenti nella comunicazione mediatica e artistica contemporanea, evitando la “pesantezza”, come nella costruzione di frasi visive con oggetti più disparati, come borse termiche, aerei in carta gommata, mappamondi in spugna antistress, griglie, Tende, bussole, aerei giocattolo, torci da terra, detriti, barbecue e statuette in resina ed infine modelle non professioniste con mascherine, in tutto ciò a volte si rischia di scadere nello scontato e nel ridicolo, ma il tutto viene condito con ironia ed ilarità, in un contesto contemporaneo realizzato con caratteristiche prettamente ludiche. Mi interessa provocare i visitatori ed i fruitori occasionali, tali da farli diventare una componente fondamentale della mia arte. In me forse alcuni vedono una non troppo velata missione, quella di rendere consapevoli dei poteri che occultamente reggono il mondo e della falsità creata, sotto forma di realtà, in cui questi poteri ci manipolano e ci fanno vivere.


Quali sono le opere che ritieni rappresentino in modo più significativo il tuo lavoro e la tua ricerca artistica?

Le opere che ritengo più rappresentative e significative attualmente sono:

L'installazione The Illuminate Millennium Rituals del 2008, che ritrae la regina Elisabetta avvolta dall'oscurità, con gli occhi e la bocca chiusi, così come serrata è la bocca dell'alieno che le sta dietro, a simboleggiare un potere che si fonda sulla segretezza, caratteristica di ogni potere che si prefigge di durare nei secoli. E, ancor di più, il messaggio dell'opera diventa evidente con l'introduzione dei simboli gnostico-luciferini prettamente anglosassoni, come la volpe e il corvo, o la sbavatura di sangue che s'intravede sulle labbra, la bussola e il disco volante rappresentato sopra la corona della regina. Nell'opera campeggiano, ancora, oltre al disco volante emblema delle logge massoniche di alto livello e simbolo dell'unità dei fratelli e della loro conoscenza condivisa, alcuni 'Orbs, sfere di energia, utilizzati, da forme di vita interplanetarie/interdimensionali per osservare la vita sulla terra ed altri pianeti. Il tutto si completa con la presenza del simbolo Raiufo, inventato da me, a rappresentare la finestra multidimensionale attraverso la quale guardare gli eventi.



StarPioTrek è un olio su tela del 2008, quante volte l'immagine del grande Santo di Pietralcina è stata usata per illustrare prodotti in un volgare, disgustoso mercimonio!
Tali santini nelle mie opere vengono manipolati, contaminati e ibridati con altre icone della cultura visiva contemporanea, quasi a sottolinearne, a dispetto del gradiente del sacro in esse contenute, gli analoghi meccanismi trasmissivi e l'uguale potenzialità coercitiva dell'immagine.
Così, in un novello canale televisivo satellitare e intersiderale da me inventato e ironicamente chiamato Raiufo, San Pio da Pietralcina, meglio noto come Padre Pio e santo di fresca nomina, diviene, con le orecchie appuntite e gli occhi rilucenti, un alieno tra gli alieni di nome StarPioTrek.

L'installazione Obsama del 2009, un collage di carta e olio e acrilico su tela, è centrata sul cosiddetto “inganno Obama”, sull'elezione alla presidenza degli Stati Uniti di Barack Obama. Sostanzialmente propendo per una verità dei fatti che attribuisco al miliardario ebreo-ungherese George Soros e alla sua gag internazionale, costituita da una folla di attivisti liberali, la responsabilità di aver portato Obama alla presidenza. Le motivazioni di tale complotto, che falsificò il certificato di nascita del candidato per eliminare la prova della sua incandidabilità, sono riscontrabili nelle scelte operate dallo stesso per “ringraziare” i suoi patrocinatori, come l'aumento del deficit di bilancio, il nuovo piano di salvataggio di Wall Street, il controllo della General Motors, la socializzazione dell'assistenza sanitaria, la depredazione del Tesoro da parte di Goldman Sachs, la concessione dei poteri alla Fed e l'espansione delle guerre globali in Asia. Tra i progetti da realizzare ce ne sono tanti altri che dovrebbero mettere a repentaglio la privacy di tutti e ampliare il controllo su tutta la popolazione attraverso l?inserimento di microchip sottocutanei.
Nell'opera campeggia il ritratto del presidente sul viso del quale colano i colori della bandiera, mentre dall'altra parte le stelle sono dei puzzle realizzati con le foto delle vittime dell'11 settembre. Al centro in alto, sopra la fronte, è rappresentata l'astronave che portò in tempi non sospetti un Obama giovane a visitare il pianeta Marte, prima che il medesimo diventasse presidente degli Stai Uniti d'America. Sul bordo superiore dell'opera il simbolo dell'America, la statua della libertà. L'origine di quest'ultima, per altro, essendo stato un regalo dei massoni Francesi ai massoni Americani, ed è una copia dell'icona che campeggia sulla Senna.
Secondo la mitologia massonica, le statue della libertà simboleggiano la regina Semiramide e Iside. Il Sole a sette raggi, che circonda il capo della statua è anch'esso un simbolo di origine ermetica. Entrambi le statue della libertà reggono in mano la torcia che simboleggia l?Illuminazione, la Luce, la Conoscenza ed è un segno della Tradizione Primordiale e Unica. 


Long life and prosperity 2009 Star Trek è stato un evento culturale, che ha creato un immaginario collettivo negli Stati Uniti e nel mondo.  Parla delle loro avventure, nell'esplorazione del cosmo "alla ricerca di altre forme di vita e di civiltà, fino ad arrivare là dove nessun uomo è mai giunto prima". Nella mia opera "SpokObamaTrek" (45° Presidente degli Stati Uniti d'America) è sul  barbecue,  per ora spento. In primo piano, un globo terrestre  in plastica, finto come coloro che pensano di "dominare" il pianeta che ci ospita.




Più complesso nei suoi significati esoterici è l'installazione Illumi-Nati 2013, costituita da quattro uova sode dipinte con pennarello, quattro portauova di plastica, un uovo rosso dipinto con colori acrilici, un uovo di struzzo sospeso, una scacchiera in marmo e, a terra sul parquet, un ambigramma “Illuminati” in stile newgotic, realizzato con zucchero a velo ed una banconota da cinquanta euro, dove i simboli massonici e dell'Ordine degli Illuminati si stratificano e si accalcano.
Il pavimento a colori bianchi e neri, o leggermente variato nei colori ma sempre bi-cromo, è la superficie calpestabile rituale di ogni loggia massonica presente fin dai tempi dell'antico Egitto. Esso è il luogo prediletto dove si svolgono le iniziazioni e assieme al fregio a dentelli e alla stella fiammeggiante è uno dei simboli principali dell'Ordine poiché la sua bicromia rimanda all'anteposizione del bene e del male presenti nella vita umana.
Di diverso significato è invece l'uovo, in particolar modo nella simbolistica cristiana, per il suo rimando continuo alla nascita sia fisica che spirituale. Esso rinvia contemporaneamente sia alla verginità di Maria sia alla sua fecondità. Nel Primo Rinascimento, periodo di colti riferimenti alla civiltà greco-romana, esso rimandava alla leggenda di Leda, moglie del re di Sparta, fecondata da Zeus sotto forma di cigno che anticipava la fecondazione di Maria Vergine per opera dello Spirito Santo. In un tempio della città di Sparta, pertanto, c'era un uovo sospeso al soffitto, richiamato nella storia dell'arte anche da Piero della Francesca nella sua Pala di Brera del 1472 e della Madonna di Port Lligat del 1950 di Salvador Dalì. Di diversa origine è la leggenda che narra di Maria Maddalena che si era recata da Tiberio dopo la resurrezione di Cristo. Ella, nell'annunciare la resurrezione, mostrò all'imperatore un uovo. Questi dichiarò che era impossibile ritornare dal regno dei morti com'era impossibile che un uovo bianco diventasse di colpo rosso. Improvvisamente l?uovo cambiò colore contraddicendo le sicurezze dell'imperatore.
L'uovo ha anche il significato d'inizio, i romani, infatti, usavano la dizione “ab ovo” per significare il cominciare da capo, poiché i loro banchetti iniziavano con l'uovo.


L'installazione Illuminate card game 2013, è costituita da una serie di disegni realizzati da alcuni studenti di una Scuola di Primo Grado. L'opera fa riferimento al caso di Steve Jackson del 1990, creatore di giochi di ruolo, il quale nel progettare un nuovo gioco, che si sarebbe chiamato “Illuminati - Il Nuovo Ordine Mondiale”, o, in breve, “INWO”, aveva anticipato il piano degli Illuminati e del loro Nuovo Ordine Mondiale. Tra le varie carte che prevedevano eventi futuri ed eventi descritti dalla Bibbia, tre delle sue carte preannunciavano gli eventi dell'11 Settembre.
Sembra che Steve conoscesse i piani degli Illuminati e per evitare che potesse svelarli, attraverso la pubblicazione del suo gioco di ruolo, abbia ricevuto la visita dei Servizi Segreti che, tra le tante cose, gli hanno sequestrato tutta l'attrezzatura informatica e, in particolar modo, il file che conteneva il gioco “Illuminista BBS”.


lluminati/L'elite 2013, è un'installazione che “invade” tutta una parete, costituita da sei dipinti a olio su tela di vario formato, tessuto damascato, divano rosso, foto work in progress e performance con avvenenti ragazze in maschera che emulano in modo ironico l'illuminante opera “Eyes Wide Shut” di Stanley Kubrick.

Hologram Planes 2013 è un'installazione costituita da una Borsa Termica Elettrica, un mappamondo in spugna antistress e un aereo di carta gommata dipinto in acrilico nella quale riecheggia da un lato le tematiche del terrorismo internazionale e dell'asservimento dell'umanità alle lobby del potere, mentre dall'altro lato emerge la presenza aliena che protegge l'umanità e che si manifesta nelle grandi anime che sono vissute e vivono in mezzo a noi.

Ed infine Interview/RaiUfo 2013, installazione da esterno, costituita da un furgone bianco con adesivi che simulano il logo della Rai in “Raiufo”, con all'interno un'agenda e un microfono con i simboli del novello canale “Raiufo”.


Vorrei sapere qualcosa di più sul progetto "Rai Ufo", in cosa consiste.

Nel 1999, ho inventato un nuovo canale televisivo satellitare e intersiderale, ironicamente chiamato RAIUFO, progetto concettuale con il logo della rete televisiva che diventa motivo di gustose elaborazioni, e sacrileghe variazioni sul tema della più tipica imagerie cristiana, fra astronavi, simboli egizi, allungamenti delle orecchie di Padre Pio e moltiplicazioni degli occhi del Bambino Gesù. Tale  canale "Raiufo", multitematico e multimediale, non poteva non intercettare, sempre per rimanere nell'ambito del sacro, seppure con un di più di ironia e di sarcasmo, i “sacri testi” dell'arte contemporanea.
Tra i tanti e solo per citare i più noti, “Flash Art, la prima rivista d'arte in Europa” diventa Fresh Art, Il primo catalogo d'arte Pleiadiano, “Arte, Mensile d'arte, cultura e informazione” si trasforma in Aste Mercatone, Mensile d'aste, cultura e disinformazione, “Segno, arte contemporanea” in il Pegno contemporaneo, “Artforum” in Artuforum o, ancora, ”Tema Celeste, arte contemporanea” assume il titolo di Tiama Celeste, artextracontemporanea. Con un minimo di manipolazione linguistica le copertine, pur estremamente simili agli originali, si connotano con i nuovi contenuti imposti da me, di volta in volta divento protagonista assoluto della Biennale delle Pleiadi, mentore del “tempo successivo” e del rapporto tra extraterrestri e sacralità. Lo stesso procedimento manipolativo caratterizzante la pittura digitale interessa anche le immagini, per lo più santini devozionali oleografici e Kitsch, arricchiti da improbabili, seppur nel contesto credibili, dischi volanti e arcani pittogrammi.




Il progetto nel tempo è continuato con l'opera Raiufo/Monarch del 2004/2013 non è altro che un'installazione/video costituita da una tenda di lino con ricamo nell'ordito, con la scritta “Rai Ufo” separata dalla farfalla del simbolo Rai, ma anche simbolo della programmazione “Monarch”, realizzata con due volti speculari - profilo di Marcel Duchamp.




Sulla tenda viene proiettato un video, realizzato in collaborazione con un noto regista che conosce bene gli Illuminati, nel quale alcune ragazze/modelle interagiscono con l'opera. Gli schiavi della programmazione “Monarch” sono principalmente di sesso femminile, perché in possesso di una maggiore resistenza al dolore e perché tendono a dissociarsi più facilmente rispetto ai maschi. Il programma “Monarch” si basa sugli obiettivi Nazisti/Illuministi di creare una razza superiore, in parte attraverso la genetica. Gli “schiavi” vengono utilizzati da varie organizzazioni collegate con “l'elite” mondiale in settori, come l'esercito, lo sport, la schiavitù sessuale e l'industria dell'intrattenimento che fa di loro delle star.

Cosa pensi del mercato dell'arte?

Sta facendo discutere abbastanza, non esclusivamente in nord America, un articolo che Jerry Saltz - uno dei più lucidi giornalisti d'arte negli Stati Uniti - ha pubblicato sul numero attualmente in edicola del New York Magazine, rivista dove Saltz scrive da qualche tempo dopo anni e anni come capo dell'arte al Village Voice. Nel mirino di Saltz quelle che lui chiama le megas. Le mega gallerie di stazza globale, più potenti di ogni altra gallerie e soprattutto assai più potenti dei musei, sempre più alle prese con budget tagliati. Budget che invece, per quanto riguarda le megas, sono sempre in crescita, anzi illimitati.
“Le mega-gallerie tipo Gagosian, Zwirner, Pace e Hauser&Wirth sono una sciagura per l'arte e gli artisti”. Tutto ciò apre il dibattito!
Siamo in una societá di massa, abbiamo eserciti di aspiranti critici e artisti:”Tutto questo non porta al confronto o alla concorrenza, ma alla dittatura dei mediocri che stanno assieme e si coalizzano”. Succede anche all'estero, non solo in Italia, anche se in Italia è sicuramente peggio.
Per quanto riguarda le mega gallerie Saltz ha detto delle cose di assoluto buon senso: lo spostamento del mercato dell'arte verso l'alto è estremamente negativo, Ed è un'altra ragione non solo della critica, ma del Senso Critico in generale: nel momento in cui il potere economico riesce ad essere decisivo e spesso arbitrario subentra il cinismo dei sottomessi che si bevono la lieta novella del valore come convenzione di gruppo. Da qui la sfiducia verso l'autonomia e la fede nelle relazioni addirittura teorizzate da alcuni come un fattore estetico.
In Italia non esiste un solo critico con la capacità di analisi e il carattere di Saltz, a ragione o a torto ha tirato una bomba in un sistema che si sta autocelebrando in maniera onanistica. Il mondo dell'arte è un tavolino a quattro gambe: artista, critico,gallerista pubblico. I primi tre in qualche modo partecipano a un dibattito dal quale il quarto si tiene ben lontano, ma è quest'ultimo l'ago della bilancia, colui che finanzia il sistema; in Italia il pubblico è scomparso e il sistema è crollato; penso che sia su questo che si debbano in ultima analisi concentrare le nostre riflessioni.
Già con il mio lavoro, nel lontano 1999 sulla rivista patinata Flash Art come ha scritto in catalogo il critico Ivo Serafino Fenu: “L'artista propone una sottile operazione concettuale: penetra nel sistema dell'arte e ne disvela la fragilità e l'ipocrisia con il mezzo principe che lo governa, il denaro. Acquista pagine di pubblicità sulle stesse riviste che irride, si autopromuove e le rende 'verosimili' trasformandole in probabili icone d'arte contemporanea, entrando così nel complesso e scivoloso ambito dei contenuti e sul potere coercitivo che tali 'bibbie' hanno sull'arte, sugli artisti, sull'orientamento del gusto e del mercato, sempre nel gioco con-fuso e ambiguo del vero e del falso, del reale e del virtuale”.

 Per vedere altre opere dell'artista e per conoscere meglio la sua attività:

giovedì 17 ottobre 2013

La Locomotiva Magazine desidera far conoscera l'opera di quegli artisti che svolgono la propria ricerca fra le piaghe della società, che sottolineano nei loro lavori il malessere, palese o celato, che ammala il vivere contemporaneo.
La Locomotiva Magazine rivolgerà la propria attenzione a tutte le forme artistiche, dall'arte visiva alla letteratura, dalla musica alle arti performative.
Gli articoli presenteranno la ricerca e le opere degli artisti che rientreranno in questo paradigma e parleranno delle loro eventuali mostre o pubblicazioni. Se vorranno, gli artisti avranno facoltà di pubblicare articoli relativi al loro pensiero, alla loro arte, alla loro ricerca artistica e umana.